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Dopo la "Lettera a Belinguer" del 1978 e "La sinistra di Dio" del 1996, mons. Bettazzi torna a riflettere in questo libro su politica e religione riportandole al loro mandato ontologico: ragionare e fare in modo che l'io, ogni io individuale, trovi il suo spazio di rappresentazione e realizzazione nel noi che dice comunità, per la politica, e fraternità per la religione. "L'io - scrive mons. Bettazzi - deve sempre tener conto del noi, da cui è nato e senza del quale è incompleto. [...] Compito della politica dovrebbe essere quello di assicurare la libertà per tutti, di condizionare quindi la libertà di chi sa e di chi può alla libertà di chi sa e può di meno." Ma non è questo anche il compito della religione? Scrive ancora Bettazzi: "[...] il Vangelo mette in chiaro che dobbiamo interessarci di chi non ha sostentamento o riparo, di chi è ammalato o in carcere, accogliendo chi è straniero (migrante). Non è un'opzione, ma un dovere, una necessità ineluttabile, tant'è vero che chi non lo fa è destinato al 'supplizio eterno'". Pagine dense che chiariscono che la scelta di oggi non è tra politica o religione ma tra servire l'io o il noi sia con la politica sia con la religione.