Isabel, aggraziata e vorace negli studi, conosceva per antico dono le qualità terapeutiche delle pietre, delle erbe e di insoliti rituali. La sua mamma la sciolse al mondo, rivelandole le cose più segrete dell'anima. Il padre le costruì una casetta, accogliente, "un nido di legno" su un albero di fico, dai larghi rami, ad abbracciarlo tutto. Isabel comunicava mirabilmente con gli animali attraverso cenni lievi, versi, suoni, gesti o moti del pensiero, in modo finemente empatico. Leggeva l'anima delle persone e viaggiava nel mondo astrale, per sé e per gli altri. Mentre Mamma si ammalò in modo irreversibile Isabel dovette fronteggiare un dramma inaspettato, traverso, peccaminoso e fatto di vessazioni inimmaginabili. Alcune volte l'immaginazione stessa prova imbarazzo a riferir di sé. Succube di un essere animale, preso dalla violenta viziosità carnale del suo esser bestia. Prigioniera di un fato teso a svilire e ad annientare la virginea dolcezza di Isabel, così cara agli Dèi, e le sue dorate forme, violate da un essere fatto del fascinoso ghigno degli inferi.