Published in Sociologia n.1/2018 - Rivista quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali dell'Istituto Luigi Sturzo, diretta da Andrea Bixio | Con la sua multiforme opera lo psicologo, psicoanalista, saggista e filosofo statunitense ma di cultura sostanzialmente europea James Hillman (1926-2011) ha apportato alcuni contributi assai interessanti anche da un punto di vista più squisitamente sociologico. D'altra parte una sua opera "di rottura" con la tradizione culturale come Re-visione della psicologia, che è stata pubblicata nel 1975, dichiarava apertamente l'intento hillmaniano di lavorare terapeuticamente su intere società piuttosto che su singoli pazienti. L'intellettuale statunitense, di famiglia ebraica e nato ad Atlantic City, si è formato nel prestigioso ambiente della Sorbona per poi laurearsi presso il Trinity College di Dublino e conseguire il Ph.D. presso l'Università di Zurigo, pur mantenendo una tendenza antiaccademica di fondo. Fondatore del Dallas Institute of Humanities and Culture (1978), docente anche nelle Università di Yale, Syracuse (New York) e Chicago, ha scritto numerosi saggi molto letti e tradotti, che hanno circolato tanto in ambienti di diversa natura: tra i suoi estimatori infatti, oltre ad accademici e analisti, figurano anche svariati operatori sociali, educatori, scrittori, architetti e artisti. La sua matrice, lui allievo di Carl Gustav Jung a Zurigo, è chiaramente junghiana e già appena laureato egli cominciò a portare avanti, da analista classico, terapie di marcata impronta junghiana; del resto del C.G. Jung Institute Hillman è stato anche, a partire dal 1959 e fino al '69, Direttore degli Studi. Ma nel corso degli anni egli avrebbe via via sviluppato un atteggiamento piuttosto critico nei confronti del sistema di pensiero del maestro Jung e della stessa modalità di fare terapia specie quando, dopo un trentennio vissuto in città europee, è rientrato negli Stati Uniti.