La favola di Cappuccetto rosso, una tra le più celebri del mondo, è giunta a noi in due versioni: quella seicentesca di Perrault, dove il lupo divora la bambina, e quella ottocentesca dei fratelli Grimm, dove un cacciatore apre la pancia della bestia e ne fa uscire nonna e nipotina sane e salve. La tradizione letteraria ha tuttavia completamente ignorato i temi che appartengono alle versioni popolari e orali della storia, che nel saggio vengono proposte e commentate per la prima volta. Una delle varianti rimaste in ombra riguarda la domanda che il lupo rivolge alla bambina: «Dimmi, Cappuccetto, quale strada prenderai: quella degli aghi o quella delle spille?», indicando con la prima il lavoro di cucito e di ricamo e con la seconda la cura in funzione del corteggiamento. I due oggetti, entrambi puntuti e pronti a ferire, rinviano al sangue e alla pubertà femminile oltre che alla contrapposizione tra seduzione e cura domestica, tra giovani ragazze e donne mature. Un elemento presente in tutte le versioni orali riguarda proprio la contrapposizione generazionale, che porta inconsapevolmente Cappuccetto rosso a mangiare un pezzo della nonna, vero e proprio "pasto sacrificale" in cui la giovane incorpora la vecchia. In questa prospettiva, la favola si allontana dal generico avvertimento sui pericoli della vita per tratteggiare un percorso iniziatico tutto femminile, legato ai temi e ai riti della crescita, alla capacità di fare figli e alle tecniche cucire e sedurre che consentono di addomesticare la società tradizionale e maschile.