"Questo libro è uno dei più interessanti e originali saggi sull'amore, e precisamente sul modo in cui l'amore è inteso nel mondo occidentale. Esso muove da una tesi originale, che suscitò a suo tempo aspre critiche da parte degli specialisti: la tesi secondo cui la lirica cortese, sarebbe derivata dall'eresia catara: catari sarebbero stati, infatti, i primi poeti e cantori dell'amore cortese che avrebbero elaborato il loro linguaggio sulla base dei termini della teologia catara e avrebbero permeato del suo spirito l'intera letteratura europea. Secondo tale concezione l'anima è confinata nel corpo e aspira a tornare a una unità indifferenziata, mistica, con la divinità da cui è separata dell'esperienza materiale. I poeti cortesi fanno propria tale concezione dell'amore, contrapponendo il matrimonio, con le sue leggi e il suo carattere istituzionale, all'amore-passione, l'amore che è annullamento di se stessi, che è identità, vertigine, abbandono. In base a questa chiave de Rougemont legge la letteratura, la cultura, la civiltà occidentali, inseguendo il mito dell'amore-passione nelle sue metamorfosi continue fino all'attuale crisi del matrimonio in una convinta apologia della fede ""ortodossa"" e dell'amore coniugale."