Vigoroso, pronto a spiccare, candido, dalla poltrona vellutata di un teatro, civettuolo nella sala di un ristorante alla moda, languido a un tavolo da gioco: è la vita consumata in una sera dal crisantemo bianco appuntato alla giacca del giovane elegante in attesa di una signora chic notato da Matilde Serao a Parigi. L'uomo, la donna e la corolla, un'ombra soave, malinconica, shakespeariana all'occhiello: «Il gentil fiore pare una margherita doppia - ma non è l'enigma dell'amore quello che vi si cerca d'indovinare, è l'enigma della vita: morire... dormire... sognare...». E come davanti al crisantemo, così alla vista del giglio («il fiore delle vergini e dei filosofi, dei re e delle piissime donne, delle anime sublimi e dei cuori eroici»), del lilla («così incantevole e incantato insieme») e dei garofani («è l'ora imperiosa della loro seduzione»), «lo scrittore sognatore è rimasto estatico a contemplare tanta fresca bellezza, tanta incantevole poesia, tanta armonia ineffabile di colori e di fragranze».