Adattamento dell'omonimo spettacolo teatrale, "L'armaru" è l'armadio reale a casa della nonna, testimone e custode del passato e del presente, e specchio interiore di ciascuno, ricovero di ricordi e sentimenti. Agata è una cantante, ha fatto del vezzo di nonna Lena proprio il suo mestiere, cosa che la riempie di orgoglio. Ora però restano i ricordi e una pesante eredità di cui non riesce a liberarsi: quella casa di via Roma, a Palermo, svuotata di ogni bene, ma ancora pregna di vita, ogni parete è intrisa delle molte vite che l'hanno abitata. C'è poi ancora un "inquilino" tra quelle mura: un vecchio armaru (armadio), contenitore e proiettore, amico e carnefice, che inizierà, a suo modo, a darle segnali e metterla in comunicazione con il misterioso, immenso "femminile" che è suo destino conoscere. Nel corso della narrazione - a metà tra la prosa e il monologo teatrale - Agata si lascerà guidare da quell'antico custode che la condurrà a inaspettate verità su nonna Lena e sul coro di voci femminili che attorno a lei si raduneranno. Elementi importanti della narrazione sono la musica e il canto, indispensabili nel grande quadro di sentimento e costume siciliano. Prefazione Tosca. Postfazione Laura Mollica.