"La testimonianza di un operatore di un centro commerciale ci mostra tutto lo squallore di queste strutture. A partire dal mattino, quando una fila di clienti giunta in anticipo preme contro le porte a vetri, senza poter aspettare un solo un minuto. Dopo un breve volo pindarico per farci conoscere la storia dei centri commerciali, dal loro inventore ai giorni nostri, l'autore spiega come essi disintegrino il tessuto sociale delle nostre città, portandoci a diventare degli zombie che traggono soddisfazione unicamente dall'acquisto di un feticcio: la merce. Una volta le domeniche di primavera erano il giorno perfetto per andare al mare con la famiglia, per guardare la natura, mangiando umili, saporitissimi panini, senza essere circondati da vetrine e da suoni. Oggi invece tutto è all'insegna delle code per arrivare al centro, i social network sui quali ci estraniamo e un 'distanziamento sociale' del tutto psicologico e indotto. Lavorare in un centro commerciale è davvero l'inferno: turni di lavoro massacranti, nessun weekend libero, avere a che fare con migliaia di persone represse ogni settimana, che comprano quello che non possono permettersi e si sentono i padroni dei commessi. Ma chi sono i clienti dei centri commerciali? Siamo noi, siamo noi stessi tutte le volte che ne varchiamo la soglia. Tutte le volte che decidiamo di spendere lì il nostro tempo libero, che è un bene sempre più prezioso. Non viviamo più per vivere ma per acquistare la merce. Anche il nostro lavoro, in questo modo, diventa parte di un cortocircuito che ci serve solo ad acquistare altra merce, e non a godere delle nostre famiglie, della bellezza del mondo e della lettura di un libro."