Nella Calabria del 1819 la vita lenta di un villaggio viene turbata dall'intromissione di un forestiero, uomo colto, inquieto e gravato da un segreto. In lui e nelle innumerevoli persone e situazioni si intrecciano due universi formali e linguaggi distanti secoli che ora si incontrano, ora si mostrano inconciliabili, e che tuttavia sono manifestazioni dell'umanità variegata e sempre uguale. Nello sfondo delle molte vicende di famiglie e persone, la memoria delle insorgenze calabresi contro i Francesi del 1799 e del 1806; e i contrasti violenti fra gli assetti tradizionali e i nuovi ceti beneficiari delle riforme giacobine: uno sguardo assieme critico e poetico alle radici del mondo moderno, dei suoi progressi e delle sue contraddizioni. Giacché, insegna il Vico, "natura delle cose il loro nascimento".