Dalla quarta di copertina: La badessa di Castro è considerata un'opera minore di Stendhal, innanzitutto per la sua brevità e poi per il modo in cui viene trattato il tema amoroso per eccellenza: quello dell'amore contrastato dal clan sociale, che invece in altri autori come Shakespeare e Corneille ha prodotto le sue massime espressioni artistiche. Stendhal prende spunto da queste tematiche classiche e con l'artificio tipicamente ottocentesco dell'antico manoscritto ritrovato comincia a ripercorrere la tragica storia d'amore di due giovani accomunati dal desiderio di emancipazione dal loro rispettivo clan d'appartenenza in nome dei profondi sentimenti reciproci e della purezza del loro cuore. Rispettando il gusto dell'epoca, lo scontro sociale tra classi diametralmente opposte, il martirio e l'orgoglio fanno da sfondo alla vicenda e intercettano la volontà di Stendhal di riprendere i toni cupi del dilemma corneliano per adattarlo ad una vicenda in parte vera che circolava già da tempo quando Stendhal decise di rielaborarla: lo scandalo della badessa di Castro, Elena Orsini, e il vescovo Francesco Cittadini. La storia "vera" però non è che un nuovo espediente per parlare di temi anticlericali e di lotta di classe: i due innamorati infatti non appartengono a casate rivali facenti parte dello stesso tessuto sociale come nella letteratura classica, bensì rappresentano lo scontro aperto tra il potere ottenuto con la forza dai briganti e le ricchezze sterminate della classe dirigente.