Il malcontento verso i sistemi democratici sembra essere ormai un sentimento diffuso in molti degli Stati occidentali, aggravato a tal punto da sollevare dubbi sul futuro della democrazia tout court. Dopo gli anni entusiasmanti che sono seguiti al crollo del blocco socialista, con la fine della guerra fredda, sembrava che il capitalismo liberale avrebbe trionfato. Eppure, in quel clima di pace e prosperità, i più accorti intravedevano già allora, sotto la superficie, le crepe della prossima crisi. A pagarne le spese, ci dice Michael J. Sandel, sono stati i sistemi democratici: laddove la fede in un mercato senza regole raggiungeva il suo culmine, la vita comune ha iniziato a erodersi e un profondo senso di impotenza dei cittadini ha portato a politiche sempre più polarizzate e divisive. È così che in una narrazione dettagliata e illuminante della storia politica americana, Sandel ripercorre, fin dall'origine, i dibattiti sulla ratifica della Costituzione e sull'istituzione di una banca nazionale, sull'abolizione della schiavitù e sulla diffusione del lavoro salariato, sulle riforme dell'era progressista e sul New Deal. Inoltre illustra in modo compiuto la relazione tra capitalismo e democrazia dagli anni novanta a oggi, passando per le politiche di Bush (padre e figlio), Obama, Trump, fino alla presidenza Biden, e svela come democratici e repubblicani, abbracciando una versione della globalizzazione guidata dalla finanza, abbiano creato una società di vincitori e perdenti e abbiano alimentato gli estremismi del nostro tempo. Analizzare in quale direzione tali dibattiti si siano poi sviluppati può aiutarci a capire come siamo giunti al pericoloso momento politico che stiamo vivendo. Per dare nuova vita alla democrazia - sostiene Sandel -, dobbiamo riconfigurare l'economia e dare potere ai cittadini come protagonisti di una vita pubblica condivisa. Una critica coraggiosa e dettagliata del liberalismo americano, che ci sfida a rivedere i presupposti della nostra vita pubblica e ad affrontarne i dilemmi.