La famiglia dell'antiquario è una commedia di Carlo Goldoni del 1750, la sesta delle "sedici commedie nuove" promesse al capocomico Girolamo Medebach per quell'anno. In questa commedia per la prima volta i personaggi di Arlecchino e Brighella sono sottratti all'improvvisazione degli attori e dotati di un testo scritto per intero.
Fondata sul contrasto tra nobiltà impoverita e borghesia danarosa, l'opera non ebbe una buona accoglienza, ma fu riscoperta con fortuna nel Novecento.
Palermo. In casa dell'antiquario conte Anselmo Terrazzani il conflitto tra suocera (contessa Isabella) e nuora (Doralice, figlia del mercante Pantalone) pare essere senza fine per varie cause: la differenza di classe sociale, l'orgoglio, la disonestà dei servitori, i cattivi consiglieri. Tutto ciò non pare turbare il padrone di casa, che pensa solo al suo museo d'antichità per il quale spreca tutti i soldi e che verrà ingannato dal servitore Brighella, con l'aiuto del suo amico Arlecchino. L'unica persona che appare assennata è il vecchio ed onorevole Pantalone che pensa che, una volta cacciate le persone che fomentavano il litigio e tenute lontane per un po' le due litiganti, alla fine suocera e nuora riusciranno a convivere.