"Due autori, Martin Palmadessa e Sante Serra, per un incongruo gioco della sorte, incrociano le loro penne e cominciano a volare. Per gioco, appunto, per sfida, duellando a colpi di versi, di strofe, di illuminazioni decostruiscono e costruiscono un mondo, il loro mondo. Svelano e velano, a un tempo stesso, la mutevole realtà d'un sentire, d'un percepire, d'un divenire inestricabilmente complementare. Inequivocabile indizio di ciò, inciso all'ingresso del labirinto, a epigrafe, sono le parole di Eraclito per cui non solo tutto l'universo è lo scorrere d'un fiume in cui non ci si bagna due volte, bensì soprattutto la sentenza per cui il conflitto è padre di tutte le cose. In questo confliggere, urtarsi, scontrarsi continuo sta una delle metamorfiche sfaccettature dell'opera. Impossibile non avvertirne il fascino e il richiamo". (Dalla Prefazione di Federico Cinti).