"La legge" di Frédéric Bastiat ha avuto, specialmente in America, una diffusione davvero straordinaria nell'ultimo mezzo secolo, e questo non a caso. Si tratta di uno dei testi più classici ed efficaci del liberalismo ottocentesco di tradizione lockiana. In queste pagine del 1850 il pensatore francese difende, di fronte alle pretese dello Stato, il carattere naturale dei diritti individuali e il ruolo fondamentale della proprietà nella tutela della libertà dei singoli. La condanna del legalismo si sposa con il rigetto dello statalismo, perché a giudizio di Bastiat è riducendo il diritto alla semplice legge che il potere è in condizione di dilatare in maniera illimitata il proprio dominio sull'intera società. Frédéric Bastiat (1801-1850) è stato uno dei protagonisti di quell'importante scuola di economisti liberali francesi a cui hanno appartenuto, tra gli altri, anche Turgot, Jean-Baptiste Say e Charles Dunoyer. Con i suoi brillanti articoli e i ponderosi volumi (da "Cobden et la ligue" a "Les Harmonies économiques", dai "Sophismes économiques" ai "Petits pamphlets"), Bastiat si è battuto contro la crescente collettivizzazione dell'economia del suo tempo e contro il nazionalismo protezionista di chi rigettava il laissez-faire.