La «linea d'ombra» conradiana non è solo quella che si deve oltrepassare per lasciare indietro la giovinezza e addentrarsi nella maturità. Essa affonda nell'inconoscibile, nel "perturbante", è una sottile linea di demarcazione, sempre presente, mai visibile. Il giovane capitano di mare protagonista di questo romanzo, che è ritenuto tra i migliori di Conrad, la oltrepassa per un istante quando, sedendosi nella poltrona della sua cabina di comando, vede in un lampo la lunga sequela dei volti che vi si sono seduti prima di lui. Di colpo egli coglie la propria immagine nello specchio del regresso infinito, un volto che dal passato s'inabissa nel futuro del proprio invecchiamento e lo induce a intraprendere un viaggio al cuore dell'esperienza della vita.