La metamorfosi è un'operetta poetica anomala, sia in generale che tra quelle dell'autore. Essa è composta da una breve introduzione, più analogica che logica, sotto forma di racconto, e poi da una colata lavica di versi, senza titolo e senza struttura, in cui le singole composizioni si riversano l'una nell'altra con richiami e rimandi spesso criptici, ma che hanno tutti lo scopo di illustrare, irretendo dentro il lettore, un rapporto viscerale con il mondo naturale. L'invito è a lasciarsi andare all'effluvio di immagini, magari cogliendo qua e là quegli spunti "filosofici" disseminati nel testo e che ne costituiscono lo sfondo. Le composizioni risalgono ad un periodo giovanile dell'autore, gli anni ¿80 e ¿90 del secolo scorso, periodo antecedente, sia cronologicamente sia a livello di sviluppo letterario, alla successiva produzione di haiku. Se nell'haiku, infatti, la parola è rappresa ed imbrigliata in una struttura minima che la costringe in un orizzonte concettuale più ristretto, le poesie di "La metamorfosi" scorrazzano libere per la pagina.