Autunno, e pioveva con tranquilla monotonia sugli orti e sui giardini di Ferrara. Dopo l'ostinata siccità di due mesi afosi nella vallata del Po, parevano imbeversi con delizia dell'umida frescura e le verdi aiuole alberate intorno al Castello Estense, e i recinti vasti, ombrosi e misteriosi, dietro i cancelli degli aristocratici palazzi di via dei Piopponi e gli inaccessi verzieri dei conventi ermi e silenziosi oltre le alte mura, e i magri alberetti di piazza Ariostea e le antiche piante del Montagnone. Rimbalzava l'acqua sui tetti d'embrici, gorgogliava giù per i tubi delle grondaie e scrosciava sui ciottoli delle vie larghe e diritte, spopolate, attediate tra il velo liquido: ma sul verde la pioggia scendeva leggera, carezzevole, lucente, con un fruscio di seta smossa, soltanto.