Orano è colpita da un'epidemia inesorabile e tremenda. Isolata, affamata, incapace di fermare la pestilenza, la città diventa il palcoscenico e il vetrino da laboratorio per le passioni di un'umanità al limite tra disgregazione e solidarietà. La fede religiosa, l'edonismo di chi non crede alle astrazioni né è capace di "essere felice da solo", il semplice sentimento del proprio dovere sono i protagonisti della vicenda; l'indifferenza, il panico, lo spirito burocratico e l'egoismo gretto gli alleati del morbo. Scritto da Camus secondo una dimensione corale e con una scrittura che sfiora e supera la confessione, "La peste" è un romanzo attuale e vivo, una metafora in cui il presente continua a riconoscersi.
Grande libro, duro, implacabile e avvincente al tempo stesso. Il morbo, che sembra ripiombare dal medioevo agli anni della seconda metà del 900, non lascia scampo e colpisce l'umanità non solo nel fisico, ma nei rapporti sociali, umani, nelle relazioni affettive. Un'analisi che è quasi una cronaca spietata, ma che lascia posto alla speranza di una salvezza che sta solo nell'interesse verso gli altri, per i propri simili.
egimar - 08/02/2019 17:36