Con La scuola cattolica,Edoardo Albinati ha vinto il Premio Strega 2016. Un grande libro, a partire dalla dimensione: quasi 1300 pagine in cui Albinati mette in mostra il talento nel saper associare tra loro generi letterari diversi: il romanzo di formazione; il saggio antropologico; la fiction montata su un fatto di cronaca nera realmente accaduto; il memoir autobiografico; la storia dell'educazione religiosa nel nostro Paese; la precisa ricostruzione di una certa Italia borghese; la combinazione narrativa tra fantasia e verità.
Il fatto − il crimine a cui ci si riferisce − è uno dei più feroci episodi di misoginia mai raccontati dalla cronaca: il massacro del Circeo, del 1975. In una villa sul mare tre ragazzi romani di ottima famiglia, sequestrano e (per ore e ore) torturano due ragazze, scelte per il loro censo inferiore. Una delle due muore durante le sevizie, l'altra si salva per miracolo.
Lo scrittore era stato davvero compagno di scuola dei tre aguzzini, in un istituto privato cattolico, il San Leone Magno del quartiere Trieste a Roma. Dal ricordo di quella scuola scaturisce la narrazione, come un fiume, in un lungo percorso folto di spunti su cui ragionare. In particolare, Albinati è bravissimo a raccontare come l'orrore possa nascondersi dalla placida normalità delle contingenze.
La scuola cattolica sorprenderà il lettore per la ricchezza di temi trattati, ma senza mai stancarlo, nonostante il numero delle pagine. È un libro in cui immergersi, e da cui, al termine, si uscirà avendo capito cose nuove della vita. Ma soprattutto c'è la scrittura di Albinati, lustrata in nove anni di lavoro e infine assolutamente perfetta: solo per questo la vittoria del Premio Strega è strameritata.
La quarta di copertina del libro
Roma, anni Settanta: un quartiere residenziale, una scuola privata. Sembra che nulla di significativo possa accadere, eppure, per ragioni misteriose, in poco tempo quel rifugio di persone rispettabili viene attraversato da una ventata di follia senza precedenti; appena lasciato il liceo, alcuni ex alunni si scoprono autori di uno dei più clamorosi crimini dell'epoca, il Delitto del Circeo. Edoardo Albinati era un loro compagno di scuola e per quarant'anni ha custodito i segreti di quella "mala educacion". Ora li racconta guardandoli come si guarda in fondo a un pozzo dove oscilla, misteriosa e deforme, la propria immagine. Da questo spunto prende vita un romanzo, che sbalordisce per l'ampiezza dei temi e la varietà di avventure grandi o minuscole: dalle canzoncine goliardiche ai pensieri più vertiginosi, dalla ricostruzione puntuale di pezzi della storia e della società italiana, alle confessioni che ognuno di noi potrebbe fare qualora gli si chiedesse: "Cosa desideravi davvero, quando eri ragazzo?". Adolescenza, sesso, religione e violenza; il denaro, l'amicizia, la vendetta; professori mitici, preti, teppisti, piccoli geni e psicopatici, fanciulle enigmatiche e terroristi. Mescolando personaggi veri con figure romanzesche, Albinati costruisce una narrazione che ha il coraggio di affrontare a viso aperto i grandi quesiti della vita e del tempo, e di mostrare il rovescio delle cose.