Come Sigmund Freud, Jacques Lacan ritenne utile, se non indispensabile alla formazione analitica un accostamento non episodico alla letteratura. Dotato di raffinata sensibilità letteraria e vivamente incline a una espressione ricca e anfibologica, lo psicoanalista francese si astenne tuttavia dal prendere il posto nella repubblica delle lettere che, per il suo talento, avrebbe forse potuto occupare. Ma alluse spesso scherzosamente alla sua qualità di 'autore'. Si conosce una sola eccezione a questa sorta di ritrosa rinuncia: un sonetto scritto nell'estate del 1929. Nella sua arcana tessitura, a un tempo filosofica, esoterica ed erotica, si colgono i segni dei rapporti del giovane Lacan con il Surrealismo. Una curiosa infrazione letteraria di cui questo libro fa la storia e abbozza un'analisi.