Voi, mie fedeli lettrici, vi sorprenderete che dopo avervi parlato della casa come del miglior centro dell'operosità femminile, io venga ora a dirvi:
"La casa è bell'e buona come rifugio per riposare dalle fatiche della lotta per l'esistenza; ma voi pure dovete combattere, uscire dal vostro guscio e procurare di aver la vostra parte al banchetto della vita».
È, che dal giorno ch'io scrissi Il regno della donna il mondo è mutato, e le mie idee si sono andate modificando, come si è modificato l'ambiente in cui viviamo.
La ferrovia, l'elettricità, la diffusione delle idee col mezzo della stampa, le macchine perfezionate, tutto questo ha rimpicciolito e trasformato il mondo, tanto che la vita esteriore ha preso il sopravvento sulla vita interna e l'umanità va prendendo il posto della famiglia.
Non so se la trasformazione della casa e della donna sarà un bene o un male, ma è una necessità; e chi non sa piegarsi e modificarsi secondo l'ambiente, muore intristito come il fiore che si piega sullo stelo, quando tutto intorno a lui risorge al soffio vivificante della primavera.
In questi ultimi tempi ho molto studiato il nuovo ambiente che si è andato formando; e quasi una luce nuova ha rischiarato il mio spirito.
Ho veduto la donna del popolo accasciata sotto il peso d'un lavoro superiore alle sue forze, retribuito in modo che le impedisce appena di morire di fame, invecchiata e sciupata prima del tempo, abbandonata il giorno che le sue stanche membra si rifiutano ad un lavoro proficuo.
Ho veduto la donna borghese, se priva di danaro per comperare un marito, intristire fra le pareti domestiche senza la consolazione d'un lavoro che la occupi e la renda indipendente, avvizzire come una pianta priva di luce, oppure divenir acre e ribelle all'ingiustizia che l'opprime; e mi sono persuasa che col progresso dei tempi, col mondo tanto mutato è necessario cambiare le idee che furono per molto tempo le nostre aspirazioni e portare la propria pietra affinché la società possa esser basata sopra un sistema di maggior giustizia.