Renato mi ha lasciata da pochi minuti. Se io mi affacciassi alla finestra potrei vederlo camminare nella strada deserta, scura, fredda, forse un poco curvo ed affaticato come tutti gli esseri i quali ritornano a notte tarda nelle case che non li attirano più. Troverà sua moglie addormentata. Renato mi ha detto ch'ella si assopisce subito, quietamente, per svegliarsi soltanto quando il sole è già alto nella stanza.
Perché mi ha parlato di sua moglie dopo di avermi detto troppe, intense parole di passione?
Egli non l'ama, egli non l'ama più. Ma il nome di lei, breve piccolo nome creato dall'intimità per l'intimità (si chiama Minù), ritorna spesso sulle sue labbra accanto a quello della sua bambina. Renato pronunzia questi due nomi, sorridendo, senza commozione, con una dolcezza istintiva che forse egli stesso non misura, quasi essi fossero una parte vitale del suo corpo, la sua più profonda ragione di esistere.
Temo Renato. Per la prima volta da quando sono vedova avverto nitidissima la sensazione del pericolo: questa sensazione mi avviluppa e mi turba.