Uno scrittore visita in Belgio la tomba di un suo predecessore, dal quale lo separa un secolo in cui è successo di tutto: due guerre mondiali, la persecuzione degli ebrei a opera del nazismo, la Rivoluzione russa e così via. Il nome e l'opera del defunto, un tempo ricco e famoso, oggi sono quasi completamente dimenticati. Autoesiliatosi a Bruxelles per sfuggire alla follia collettiva che si era impadronita della Germania, Carl Sternheim, uno dei massimi drammaturghi dell'Espressionismo tedesco, e certamente il più irriverente, ha presto perso tanto la sua lingua quanto il suo pubblico, lasciando che i fantasmi personali prendessero il sopravvento e ne minassero il corpo e la mente. Il viaggio che porta l'autore di questo libro sulle sue tracce (e alla sua scoperta) diventa al tempo stesso l'occasione per un bilancio personale: quello delle proprie debolezze, delle occasioni mancate, ma anche dei rari, preziosi momenti di riscossa, umana e letteraria, che condiscono e abbelliscono la nostra vita.