La storia della signora Bovary, una povera adultera malata di sogni impossibili, che scende la scala della sua degradazione fino al suicidio, è, scriveva Garboli, solo in apparenza la storia di una vita mancata: dominata dalla fatalità, dotata di una cieca e meccanica articolazione, Emma Bovary è piuttosto il ritratto statico, marmoreo, della mancanza della vita. L'introduzione di questa edizione è a cura dello psicanalista Roberto Speziale Bagliacca che concentra la sua attenzione sulla figura di Charles Bovary, che appare un "masochista morale di alto lignaggio che, con un sadismo perfettamente camuffato, contribuisce in maniera determinante al suicidio di Emma".
Affermare che si tratti di uno splendido romanzo, non rappresenta certo una novità. Il cinismo di cui il grande scrittore francese fa sfoggio è capace anche di strappare una qualche risata, in tanta amarezza. La chiusura, ad esempio, l'ho trovata una formidabile sequenza di mazzate in testa.
Ottimo il breve saggio in prefazione (chiaramente da leggere DOPO). Mi sono sempre chiesto anch'io perché generalmente si sminuisca tanto la figura del marito, considerando come già il titolo evidenzi una sua non marginale presenza.
antonio bindi - 12/02/2018 21:00