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Se Cauda Serpentis, stella gigante rossa all'ultimo stadio della disgregazione, è il luogo nel quale «l'uomo non deve andare», Washington-Baltimore, ecumenopoli sull'orlo della dissoluzione, è un luogo nel quale l'uomo non dovrebbe restare. Lo sa bene Egon Jean-Baptiste Gottschalk, l'uomo al vertice di Gottschalk Mega-Corp, il titano industriale-cibernetico che ha un controllo pressoché assoluto del pianeta. Ma Egon Gottschalk sa anche che forze sotterranee e micidiali sono già all'opera nelle strutture stesse di Mega-Corp, capaci d'incrinare perfino la barriera di segretezza imposta attorno alla missione del Magellan e pronte a scatenare una guerra, prima interna e poi globale, dagli esiti disastrosi. In tutto questo, nell'attesa che da Karl Dekker e dai resti del Magellan arrivi l'ultima risposta riguardo al terribile Nemico in agguato nello spazio profondo, una donna tormentata getta le basi per una transizione oltre i limiti dell'umano, un'agente segreta implacabile si prepara all'estrema difesa dell'ultima fortezza, una guerriera inesorabile diventa a sua volta vittima e carnefice della propria ossessione crudele, una giovane sopravvissuta intraprende una pericolosa traversata nel ventre nero dell'ecumenopoli e una regina oscura, sensuale e subdolamente letale, è spinta dalla sete per il potere supremo a varcare una sinistra soglia proibita. Con queste parole Altieri aveva deciso di presentare Maelstrom, terzo capitolo, dopo Juggernaut e Magellan, della sua grandiosa «saga futuribile» Terminal War, rimasta purtroppo incompiuta. Romanzo nondimeno perfettamente compiuto in sé, Maelstrom ci restituisce comunque in tutta la sua potenza la voce inconfondibile del «Maestro italiano dell'Apocalisse».