Il saggio si occupa del controverso tema della musica neomelodica napoletana. Specificamente, intende analizzare quelli che sono definiti come "nuovi canti di malavita", sovente ritenuti diretta emanazione della cultura e della compagine camorristica, interpretando il senso manifesto e recondito delle singole canzoni dalla loro stessa ottica e in rapporto al contesto sociale di riferimento. Ciò, al fine di riscontrare se i neomelodici che cantano di devianza e di marginalità esprimano realmente un'opzione del tutto "contro-legalitaria", facendosi consapevole veicolo di una 'politica' antistatuale e delle sue prassi deleterie, o se l'esistenza e la diffusione di musiche che trattano dei temi dell'illegalità (meno omogenee di quanto prima facie possano apparire) non rispondano anche ad altre logiche, tanto che la questione debba essere necessariamente inserita in un quadro più complesso.