Un nudo di donna contro ogni pornografia dell'anima.«Immagina di avere davanti a te una grande matrioska di legno: sono io fino a ieri. Svita le due metà, aprile, dentro troverai un'altra matrioska: è mia nonna, la madre di mia madre, la donna con la quale tu hai concepito una figlia. Svita, apri anche questa e ne troverai un'altra: è tua figlia, mia madre così ieri come oggi. Non è finita, apri ancora: l'ultima matrioska, quella che non si svita e resta intera, sono io, oggi».In questo gioco di contenuti e contenitori si svolge il racconto di un'attesa, anzi di due. Quella della figlia di una scrittrice che si trova davanti a una richiesta postuma emotivamente ingombrante la lettura di decenni di diari privati della madre scomparsa aspettando di capire il motivo di quell'ultimo desiderio. E quella della donna che nell'ultimo dei suoi quaderni il "Quaderno dell'attesa", appunto racconta di una prospettiva d'amore che si schiude quasi accidentalmente durante una festa, un desiderio coltivato attraverso le parole di un diario. Un'attesa che diventa il dipanarsi di una vita, di incontri e presenze, di improvvise intuizioni, come quella di essere stata "l'anello debole di una catena di patologia famigliare, l'elemento che interrompe un processo ma per far questo deve spezzarsi". Un'attesa che è anche una ricerca, la ricerca della "parola che dica tutto", nel timore che "nessuna parola mai riuscirà a dire, per intero, il corpo".