Una storia del "pensiero scientifico" dalla Grecia antica fino all'imporsi della Rivoluzione Scientifica nel XVII secolo, scandita sui cambiamenti che il concetto di "natura" ha indotto nelle diverse susseguenti "visioni del mondo": da quello mitico a quello misterico-sapienziale, da quello fisico-naturalistico a quello armonico-musicale, da quello magico a quello alchemico, da quello filosofico a quello scientifico. La natura risponde sempre nello stesso linguaggio con il quale la si è interrogata: essa è prima di tutto il dominio del poeta e dell'artista, quindi del teologo, del moralista, del sapiente, del pensatore e solo molto più tardi dello scienziato. La natura, nel suo insieme, non è mai separata dal destino dell'uomo in quanto essa rappresenta per l'uomo che la osserva un immenso sistema di segni che di tale destino si fanno portatori. Un'opera di ampio respiro, sia sul piano epistemologico che su quello metodologico, che tende ad inserirsi nel dibattito sulle "rivoluzioni scientifiche" a partire dalle trasformazione delle forme della mentalità basata sulle metamorfosi dell'idea di natura, analizzandone cause e ragioni.