La biografia di Michele Bianchi presenta alcuni elementi di singolarità e rilievo tali che lo studio della sua figura appare come indispensabile al fine di comprendere in pieno non soltanto le vicende che conducono all'avvento del fascismo in Italia, ma anche la complessa opera di consolidamento del nuovo regime. Bianchi ha avuto una parabola politica particolare. Prima sindacalista rivoluzionario, poi segretario del Pnf e quadrumviro della marcia su Roma, infine uomo di governo (fino alla morte prematura a causa della tubercolosi). La vita di questo poco noto, ma interessante, personaggio storico è segnata in maniera determinante dalla dura esperienza della Grande guerra. Durante il conflitto nel suo pensiero politico si verifica un importante processo di trasformazione che si conclude nell'approdo a una visione reazionaria intrisa di spunti patriottici e vicina al produttivismo mussoliniano, mentre sul piano della politica estera si concretizza in una concezione di stampo nazionalistico. Dopo aver seguito le principali tappe attraverso le quali si snoda la maturazione politica di Bianchi, nella seconda parte viene analizzata da vicino la sua azione come uomo di Stato, chiamato tra l'altro a intervenire su questioni fondamentali riguardanti l'assetto e l'equilibrio interni del Pnf. Di grande importanza sono i suoi progetti di riforma elettorale che portano al varo della famosa legge maggioritaria del 1923, tappa cruciale nel processo di mutamento dello Stato liberale in regime autoritario. Attenzione particolare viene infine dedicata al rapporto con la sua terra di origine: la Calabria. In veste di dirigente nazionale egli torna nella sua regione come "uomo nuovo" non subordinato alle locali clientele e in grado quindi di crearsi direttamente dall'alto una solida base di potere locale.