Steve Harmon è in prigione, accusato di aver fatto il palo durante una rapina finita nel sangue: rischia una condanna a vita.
Steve è smarrito, pieno di paura; per farsi coraggio ricorre alla sua grande passione, il cinema.
Decide di raccontare il suo processo come se fosse un film.
E noi veniamo catapultati lì, in prima fila: assistiamo a interrogatori e testimonianze, ricostruiamo da varie angolazioni la vita di Steve, che segue un corso di cinema, vive a Harlem, frequenta i bulli del suo quartiere.
È colpevole o innocente? È davvero un mostro, come lo definisce la pubblica accusa? O è soltanto un ragazzo nero, e in quanto tale colpevole designato, sospetto per definizione?
Fino all'ultimo non lo sapremo: faremo i conti, invece, con i nostri pregiudizi, le nostre ambivalenze, che oscillano di scena in scena.
Come il suo avvocato difensore, come i suoi stessi genitori, non sappiamo se fidarci completamente di Steve.