Sappiamo ancora leggere? Quanti di noi sono diventati analfabeti di ritorno? Troppo tardi per imparare a leggere? Che gusto di lettura abbiamo smarrito nella dipendenza dalla tv e dai social? Che cosa perde diventando film un romanzo? Il leggibile è sempre visibile o una parte, irriducibile alla vista, rimane visione, campo esclusivo dell'immaginazione che accende la lettura? Si può rendere in immagine lo Stile? E se scrivessimo noi il libro che manca in libreria come lo concepiremmo?
Narrare ad occhi ben chiusi è un libro orale in forma scritta. Sono lezioni di creatività letteraria tenute dall'autore a scuola, all'università e ai corsi di scrittura in Italia e all'estero.
Il manuale conserva le provocazioni della conversazione, ad esempio quando cita Giorgio Manganelli convinto che «vero lettore sia chi sa cosa non leggere» parafrasando il detto di Vanni Scheiwiller «non l'ho letto ma non mi piace». Si rivolge a qualcuno che potrebbe ribattere e ne previene le domande. Punta sempre su una scrittura immaginifica, renitente alla cronaca e al giornalismo, che non corteggi la sceneggiatura e non esiti a sospendere la realtà per reinventarla ad occhi ben chiusi.
L'ambizione segreta della scrittura è trasferire nella pagina un'eco dell'oralità. La parola pronunciata da una bocca ha l'alito della vita. Per non perderlo Socrate non scrisse mai una parola e affidò solo a quella orale la sua filosofia.