C'è un'azione parallela, in questa inchiesta del vicequestore Rocco Schiavone, che affianca la storia principale. È perché il passato dell'ispido poliziotto è segnato da una zona oscura e si ripresenta a ogni richiamo. Come un debito non riscattato. Come una ferita condannata a riaprirsi. E anche quando un'indagine che lo accora gli fa sentire il palpito di una vita salvata, da quel fondo mai scandagliato c'è uno spettro che spunta a ricordargli che a Rocco Schiavone la vita non può sorridere. I Berguet, ricca famiglia di industriali valdostani, hanno un segreto, Rocco Schiavone lo intuisce per caso. Gli sembra di avvertire nei precordi un grido disperato. È scomparsa Chiara Berguet, figlia di famiglia, studentessa molto popolare tra i coetanei. Inizia così per il vicequestore una partita giocata su più tavoli: scoprire cosa si cela dietro la facciata irreprensibile di un ambiente privilegiato, sfidare il tempo in una corsa per la vita, illuminare l'area grigia dove il racket e gli affari si incontrano. Intanto cade la neve ad Aosta, ed è maggio: un fuori stagione che nutre il malumore di Rocco. E come venuta da quell'umor nero, un'ombra lo insegue per colpirlo dove è più doloroso.
La nostra recensione
Aosta è la città dove sta espiando il suo errore; Roma resta nel suo cuore e nei suoi sogni, o meglio: negli incubi che sempre lo tormentano. Rocco Schiavone, vicequestore (peccato, è un vero peccato che non si dica più “commissario”) scorretto, abile, irascibile, cinico quanto basta per sopravvivere in un ambiente che non sente suo e sarcastico quel tanto che gli serve per districarsi tra potere e malavita. Anche nel suo terzo caso valdostano, Schiavone non perde il senso dell’azzardo e si muove con i suoi consueti modi al limite della legalità, talmente sottotraccia, a volte, da sconfinare e spingersi un po’ troppo in là. Come nella faccenda della scomparsa della giovane Chiara, figlia di un potente costruttore, apparentemente cristallino ma con qualche scheletro “nei cantieri”. La squadra che Schiavone si è costruito a sua immagine e somiglianza - tranne i due sconsiderati “fratelli De Rege” - mette in campo tutta la sua altissima professionalità in un ambiente di provincia che lascia intravedere ben più di una zona d’ombra nel lucente specchio di facciata. E ci si mette anche la neve fuori stagione, oltre a rovinare l’ennesimo paio di Clarks di Schiavone, ad accentuare il suo umor nero... eppure alla fine proprio quella neve inaspettata e detestata conserverà qualche traccia per aiutarlo a districare i fili di quella losca faccenda. Antonio Manzini dà l’ennesima prova di sapere controllare ormai con destrezza gli ingredienti del giallo classico “all’italiana”, utilizzandoli però in un modo distintivo e del tutto particolare, creando un personaggio scomodo e disilluso a cui è difficile non affezionarsi e del quale, appena finita un’indagine, si aspetta con ansia di sapere che cosa combinerà in quella successiva. Anche perché qui lascia qualcosa in sospeso nella sua vicenda personale, con il passato che torna, non a bussare, ma letteralmente a sfondare la sua porta. Antonio Strepparola
Non cè che dire, il vicequestore Rocco Schiavone è proprio bravo, visto che, sia pure a suo modo, riesce a venire a capo ai casi più complicati, come questo che vede il rapimento di una bella ragazza, figlia di un costruttore edile della zona. Aosta è una piccola città, così minuscola rispetto alla sua Roma, ma lì è stato trasferito per punizione e invece dei bearsi dei calori primaverili deve sorbirsi anche una nevicata a maggio. In tutta sincerità uno come lui in una piccola realtà, anche del crimine, è sciupato; cè da dire però che da quando vi è stato trasferito i cittadini non è che possano dormire sonni tranquilli, visti i numerosi casi delittuosi che proliferano e si moltiplicano a vista docchio, ma ripeto, non cè da aver paura, tanto cè il vicequestore Rocco Schiavone. Anche questa volta riuscirà a venire a capo dellindagine, magari procedendo a tentoni, sbagliando anche, ma, come si suol dire, quel che conta è il risultato e questo è senzaltro positivo. Peraltro questo poliziesco è particolarmente dinamico, con una corsa contro il tempo, un colpo di scena dietro laltro, con indizi che sviano le ricerche e con intuizioni che rimettono in carreggiata. Quando tutto sembra finito e ci manca solo la scritta e vissero felici e contenti ecco un fatto imprevedibile: Rocco Schiavone sfugge fortunosamente a un assassino che lo vuole morto. Purtroppo ci sarà qualcuno, innocente, che morirà al suo posto e questo delitto si inserisce in una storia che è presente in altri episodi della serie e rappresenta un altro filone di indagini che probabilmente verrà sviluppato in libri successivi, perché Schiavone quando è toccato così nel vivo diventa una belva, tanto più che anche lui ha dovuto soffrire per la morte violenta della moglie, il cui ricordo mai viene meno, al punto che di tanto in tanto dialoga con la stessa.
Quindi lomicida, il killer, prima o poi cadrà nella rete che andrà a svolgere il vicequestore.
Per il resto nulla di nuovo, con personaggi ben delineati, una trama possibile con una soluzione logica, insomma alcune ore di lettura da trascorrere piacevolmente.
Non è stagione
Elda Comuzzi - 01/06/2015 17:52
5/
5
Coinvolgente, da leggere d'un fiato. Spero esca presto il prossimo libro di Manzini e che il protagonista sia sempre Rocco Schiavone!
Non è stagione
Carla Taiuti - 31/01/2015 21:25
5/
5
Letto in due notti. Ancora più coinvolgente dei precedenti. Consigliatissimo.
Renzo Montagnoli - 22/08/2022 14:42
Elda Comuzzi - 01/06/2015 17:52
Carla Taiuti - 31/01/2015 21:25