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Tutti, prima o poi, perdiamo la memoria. Ci sono vari modi in cui ciò avviene. Si va dal lento, progressivo degrado di questo bene alla sua caduta repentina e traumatica. Di questo parlano le pagine di "Non mi lasciare", scritte da chi ha vissuto e vive la perdita lineare e metodica di un patrimonio di ricordi che credeva intoccabile fino a che non ha scoperto il contrario. Sappiamo tutti che cosa sia la memoria, ma pochi si pongono il problema o il compito di definirne i caratteri, i confini, gli orizzonti, e i pericoli che la sovrastano e la minacciano. E quanto cerca di fare questo testo in modo informale, offrendo degli spunti che altri potrebbero approfondire, completare, arricchire e discutere. Partendo dall'Antichità classica, e specialmente dalla cultura greca, considera poi le ricerche degli studiosi rinascimentali ed elisabettiani e, dopo avere esaminato i prodigi della memoria - oltre che i suoi eccessi e disastri - attraverso i resoconti di memorialisti come Casanova, romanzieri come Balzac e autori come Borges, rievoca il profilo di alcuni personaggi della cronaca, quale l'emblematico Smemorato di Collegno. Non trascura, inoltre, l'apporto delle neuroscienze, né l'ingresso in scena delle demenze senili e del male di Alzheimer, che aggrediscono, umiliandole, le crescenti aspettative di durata della vita. Questo testo è però anche una preghiera, come dice il titolo, che cerca di meritare la benevolenza divina impegnandosi in prove e resoconti narrativi, testimonianze dello sforzo di rimandare il momento della smemoratezza totale.