Era una fede, una trasgressione senza anagrafe, non potevi non guardarlo. SuperBrat, il supermoccioso, genio (molto) e sregolatezza (non di meno). Leggendari i suoi colpi, rasoiate o carezze. Altrettanto la sua irascibilità, le sfuriate contro arbitri, avversari, giudici di linea, a volte spettatori. Broncio perenne e la miccia dell'isteria sempre sul punto di prendere fuoco, per ogni ingiustizia vera o presunta. Come quando a Wimbledon urlò reiteratamente e a squarciagola il suo "You cannot be serious!" (Non puoi dire sul serio!) in faccia all'arbitro. O quando apostrofò i giudici di linea gridando: "Voi non siete umani!". O quando, interrompendo una partita, si rivolse a uno spettatore che lo infastidiva domandandogli: "Che problemi hai, a parte essere disoccupato, un cretino e un idiota?". Nato in una base militare statunitense nell'ex Germania Ovest e cresciuto nel Queens, John McEnroe è l'icona anticonformista di un'epoca, oltre che di uno sport. Ha respirato l'aria rarefatta e gelida del vertice, quel punto in cui è difficilissimo arrivare e ancor più rimanere. Lì fa freddo e sei solo. Solo veramente, assolutamente, e con una fila di gente che vuole buttarti giù. Oggi racconta tutto, in una biografia che diventa romanzo di una vita. Il mondo del grande tennis professionistico, da Borg ad Agassi, e la New York psichedelica di una stagione leggendaria. Le ragazze, i matrimoni, lo sballo, i trionfi, i rovesci, gli schiaffi presi dalla vita.