Oriana Fallaci (1929-2006) ha dedicato il suo ultimo romanzo, uscito postumo con il titolo "Un cappello pieno di ciliege" (2008), alla storia della sua famiglia e delle sue radici toscane. Nella prima parte di questa vera e propria "saga" familiare, Oriana rievoca e quasi ricostruisce, con puntiglio ma anche con libertà d'invenzione, la vita nel Chianti tra XVIII e XIX secolo, con al centro la pieve di S. Leolino e l'oratorio di S. Eufrosino a Panzano. Un Chianti come "luogo dell'anima", dunque, sul quale fanno luce i saggi contenuti in questo volume i quali, a partire da varie prospettive - letteraria, storica, sociologica, teologica -, intendono mettere in luce il genio di una narrazione al contempo colta e popolare nel senso migliore del termine. Un cappello pieno di ciliege sembra quasi uno specchio sul quale memoria e storia si intrecciano. Da un lato, i dati di una specifica condizione esistenziale, dall'altro, il desiderio, pur nelle vicissitudini storiche, di testimoniare l'amore alla vita, come Oriana stessa scrive: «Non so piegarmi all'idea che la Vita sia un viaggio verso la Morte e nascere una condanna a morte». A dieci anni dalla morte, non cessa di risuonare l'appassionato appello alla vita di Oriana Fallaci, anche in un Occidente pervaso da stanchezze e pragmatismo.
Oriana Fallaci è nata a Firenze nel 1929. Il padre Edoardo era un muratore che per le sue idee antifasciste nell'Italia di Mussolini fu arrestato e torturato dalle camicie nere, episodio che resterà sempre ben impresso nella mente della giovane Oriana, la quale aiuterà la resistenza partigiana portando di nascosto le munizioni.
Sin da bambina il suo sogno era diventare una scrittrice, ma nonostante questo – su consiglio dello zio – si iscrisse a medicina. Durante gli studi inizia però a lavorare come giornalista e