Questo libro, rimasto finora inedito in Italia, è il frutto di una serie di interviste fatte dal critico Jon Halliday a Pier Paolo Pasolini nel 1968, a Roma. Venne pubblicato in Inghilterra nel 1969; in una lettera del novembre di quell'anno, Pasolini così scriveva all'autore: "Il libro è fatto veramente bene (non succede mai in Italia!); la ringrazio di cuore...". L'avallo esplicito dell'intervistato conferma la qualità di un libro che oggi, accresciuto di un'intervista successiva (1971), si presenta - anche proprio per essere rimasto finora sconosciuto al pubblico italiano- come un documento di grande valore. Il cinema, il rapporto col cinema e col suo mondo è l'argomento principale di queste conversazioni; l'autore ripercorre con Pasolini l'intero suo percorso di regista, illustrando la sua concezione del "cinema d'autore", affrontando gli aspetti tecnici, analizzando le opere, chiarendo la posizione di Pasolini di fronte alla censura, ecc. Ma la ricchezza della personalità dell'intervistato, la curiosità dell'intervistatore, la varietà d'interessi di entrambi fanno sì che la conversazione spesso si dilati, si appropri di altri temi. Si aprono rapidi, vivissimi scorci su certi momenti della vita di Pasolini: gli anni giovanili, il Friuli, Bologna, la scoperta di Roma, il formarsi delle amicizia. Ma soprattutto, si toccano gli argomenti che hanno destato, fuori e dentro l'opera letteraria, l'interesse e la passione di Pasolini: le questioni di lingua, la religione, il rapporto fra letteratura e ideologia, fra cultura e politica, e fra Chiesa e cultura in Italia... Si riscopre così un ardore intellettuale e civile capace di mettere a fuoco problemi che oggi appaiono ancora aperti, di additare senza esitazioni le zone malate di una società, di una cultura.