Considerata tra i più grandi lirici moderni, Emily Dickinson trascorse l'intera esistenza in volontario isolamento nella casa paterna, confinandosi negli ultimi anni di vita nella propria stanza. Questa scelta estrema, solo in apparenza rinunciataria, in realtà profondamente eversiva, fu il suo modo di coltivare uno spazio di totale libertà e intimità e di difendere una vocazione poetica intensa e rischiosa. I suoi versi, di cui questa raccolta offre un'illuminante selezione, sanno fissare l'attimo nella dimensione dell'eterno: risuonano leggeri quando evocano l'incanto dell'estasi, ma concepiti nel dolore diventano pesanti come il piombo, o laceranti come l'attesa e l'abbandono. Visionaria e allusiva, con un timbro straziante eppur limpidissimo, nella sua ricerca di assoluto la poesia della Dickinson vive di tensioni irriducibili: tra desiderio e privazione, ossessione della morte e ansia di immortalità, anelito del dio assente e contemplazione stupefatta di una natura che è anche e soprattutto manifestazione del divino.