"Scrissi la prima poesia quando ancora ci trovavamo nel nostro nascondiglio, nella parte polacca di Varsavia. È rimasta là. Quando il campo (di concentramento) fu ridotto, cosi come il numero dei bambini, ripresi a comporre poesie. Scrivevo la prima stesura su un'asse che avevo staccato dal mio tavolaccio e la ricopiavo sul taccuino solo quando mi soddisfaceva completamente". Rinchiuso a Bergen-Belsen, il giovanissimo ebreo polacco Jurek Orlowski affidò alla poesia le proprie angosce di tredicenne colpito dalla barbarie nazista. Nel 2005 lo stesso autore, divenuto nel frattempo Uri Orlev, ha tradotto queste liriche in ebraico. È una testimonianza pura, reale, la voce autentica di un bambino nella Shoah.