I "Principi di economia politica" del 1871 sono l'opera con la quale il giovane Menger irrompe nel dibattito sulla scienza economica segnandone duraturamente il carattere e lo sviluppo. Ciò che decreta il successo internazionale dell'opera sono la vivacità e la semplicità espositiva, il rigore concettuale, l'assenza di strumenti analitici di tipo matematico ma soprattutto la quantità di problemi teorici che affronta e che riesce a risolvere. Primo fra tutti quello del valore, che rappresentò un ostacolo insormontabile per l'economia classica fondata sulla teoria del valore-lavoro. Nasce così la tradizione marginalistica "austriaca", o "economia soggettivistica". All'insegnameno di Menger si richiamano ormai generazioni di economisti e di filosofi sociali; tra i campi in cui la 'teoria del valore' ha trovato feconda applicazione, oltre all'economia politica e all'economia della conoscenza, basti ricordare la filosofia politica, la teoria delle istituzioni sociali, la sociologia e la psicologia. Essa, inoltre, è alla base della profonda trasformazione e del rinnovato prestigio del liberalismo. L'opera, qui presentata in una accuratissima traduzione basata su un attento lavoro filologico, è introdotta da Karl Milford, che fa luce sugli aspetti teorici e storici del pensiero mengeriano e sulla sua fortuna.