Di fronte alla domanda: "Chi sono?", la risposta: "Io sono io" potrebbe apparire logica quanto corretta, ma dal punto di vista dello zen, del ch'an o del taoismo tale espressione è duplice, implica un io che osserva se stesso. Diventare davvero uomini, per queste filosofie dell'ineffabile significa integrare tale divisione per approdare a un: "Io, non essendo io, sono io". Nel dodicesimo secolo in Cina vi fu un maestro ch'an il cui nome era Kuo-an Shin-yuan, noto come Kakuan. Narrando il viaggio di un pastore alla ricerca del proprio toro smarrito, il monaco-artista, seppe di svelare l'intero evolversi spirituale di un individuo, protocollando un sistema, che attraverso continui capovolgimenti di coscienza, offre, ancora oggi, la via del ricongiungimento con la propria vera natura. Dieci icone del bue, corredate da versi criptici e da un commentario, si mostrano immuni dalla pretesa di possedere la verità, né di non possederla, tuttavia capaci di delineare la modalità per sperimentarla.