Le più antiche tradizioni orali del "Gilgamesh", grande poema epico della civiltà sumerica, risalgono al III millennio a.C., ma la storia dell'opera è complessa; oltre a una redazione babilonese del XII secolo, se ne conosce un'altra, assira, del VII secolo. Il romanzo di Paola Capriolo è una vera, personale "esecuzione", una reinterpretazione moderna e poetica di quel testo. La nostra scrittrice ha studiato con passione e accanimento la tradizione del testo, ma il suo intento, pur nel rispetto accurato di ogni particolare, non ha nulla ha che vedere con la filologia o con l'archeologia. Nelle sue pagine, le avventure di Gilgamesh e del suo amico Enkidu, l'uomo "selvatico" che conosce il linguaggio degli animali, dà vita a una nuova epopea.