La Roma di Dino Viola e Nils Liedholm non è solo una squadra vincente ma anche l'emblema di una città unica, figlia di una stagione culturale irripetibile, quella delle estati romane di Renato Nicolini, di Massenzio, della fusione delle diverse anime artistiche di una Capitale volenterosa di reagire a un'epoca segnata da anni di violenza terroristica. È la rappresentazione di un'Italia che sta ripartendo, che non vuole abdicare al ruolo che la Storia le ha assegnato. È la rivincita di una generazione che dopo anni di purgatorio vede finalmente in una squadra di calcio un modello vincente, orgoglio della romanità. Ma non è una squadra come le altre, è un'icona, la geometria del nuovo calcio che avanza capace di imporsi come un paradigma unico. Una squadra fatta di classe ed eleganza ma anche di fierezza e volontà: due Coppe Italia, uno scudetto fantastico e una finale di Coppa di Campioni che ha fatto sognare. Quarant'anni non hanno offuscato il ricordo di questa grande epopea. È giusto raccontarla con la leggerezza del tempo trascorso, e chiudendo gli occhi si può ancora sentire quel sapore dolce di incoscienza che solo chi ha vissuto quei momenti è in grado di apprezzare.