Composti fra il 1902 e il 1936, questi ritratti ci raccontano con grazia e ironia peculiarmente walseriane di Goethe, Schiller e Holderlin, di Kleist, Dickens e Dostoevskij (per fare solo alcuni nomi), ma al tempo stesso molto dicono del loro autore: inclinazioni, idiosincrasie, sogni e gusti. Scelti per empatia o contrasto, per intima risonanza o alterità inconciliabile, gli scrittori su cui Walser si sofferma sono protagonisti di piccole gemme: come quel Brentano fantastico che vediamo accanto a una deliziosa giovane scivolare sulle acque gorgoglianti di un fiume e poi levarsi in volo a cavalcioni della sua chitarra. O figure di quel teatro da cui Walser sempre fu attratto, come il Lenz dell'omonimo dramoletto dedicato all'infelice figura dello Sturm und Drang nonché eroe di Buchner, il quale a sua volta campeggia in due fulminanti ritratti di questa silloge. «Scrivere significa accalorarsi in silenzio»: coerente con tale assunto, Walser è ora regista, ora improvvisatore, ora sapiente trasformista e queste prose rarefatte e al calor bianco sono, miracolosamente, altrettante approssimazioni all'immagine segreta che molti degli scrittori di cui qui si parla avrebbero potuto avere di se stessi. I testi qui pubblicati sono usciti dapprima su giornali tedeschi, svizzeri e praghesi e in seguito, assieme a quelli ancora inediti, nelle «Opere complete» curate da Jochen Greven per l'editore Suhrkamp