Nel raccontare agrodolci pagine di vita famigliare Alfonso Citterio lascia che biografia privata, documentazione storica e voli narrativi si compenetrino senza sosta, lasciando con eleganza al lettore il compito di intuire quanto la fantasia possa aiutare a comprendere meglio la realtà, e viceversa. Autentica e vivissima è tuttavia la personalità di Rosmunda, protagonista di questo romanzo e incarnazione di un'Italia solerte, ma non esente da colpe e ambiguità: un paese che per non morire deve rimediare agli errori passati incarnati dalla parabola discendente del fascismo e imparare a giocare d'astuzia. E allo stesso modo Rosmunda ragazza vitale e poi ristoratrice di successo, donna sensuale e introspettiva, sfortunata in amore ma anche capace di incrociare più volte sul suo cammino la gioia di vivere scoprirà lentamente che per sopravvivere non bastano né il cuore né la coscienza: ci vogliono anche fortuna e cervello. Proprio come il suo Paese, che cerca di essere più forte della Storia, Rosmunda vuole lasciare il suo segno nel mondo e nel tempo: per fare ciò non esiterà a scendere a compromessi, uscendone alla fine tanto sconfitta quanto vincitrice.