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Definire "rosa" i romanzi di Mura (all'anagrafe Maria Assunta Giulia Volpi Nannipieri, Bologna 1892-Stromboli 1940) non ne esaurisce interamente la peculiarità se non teniamo conto che, tra i due filoni che possiamo individuare all'interno del genere dell'epoca, quello più tradizionale e quello più trasgressivo, Mura si colloca senza dubbio nel secondo, e non è casuale che Liala, massima rappresentante del primo, fu per la Volpi la "nemica". Il libro "Sambadù, amore negro", pubblicato da Rizzoli & c. nel 1934, poco prima della campagna di Etiopia del '35 e delle leggi razziali del '38, scatenò le ire di Mussolini, probabilmente a causa della copertina, in cui veniva raffigurata una donna bianca languidamente abbandonata tra le braccia di un nero vestito impeccabilmente all'occidentale. L'effetto scandalo fu così dirompente da essere utilizzato probabilmente come pretesto per portare ad un duro inasprimento della censura. È probabile che Mussolini non avesse letto il libro, altrimenti si sarebbe accorto di come la parte aggiunta alla prima stesura in forma di novella pubblicata sul mensile Lidel, relativa alla crisi matrimoniale a ridosso della nascita del primogenito, non fosse apertamente in contrasto con l'ideologia fascista. Proprio in quelle settimane Mussolini stava definendo i piani di invasione dell'Etiopia e doveva pertanto essere molto sensibile sull'argomento: da qui l'ordine al capo della Polizia di sequestrare tutte le opere. Con rapidità estrema, nel giro di due ore, venivano varate nuove misure preventive di censura, il libro posto sotto sequestro e destinato all'oblio. Il romanzo, che rivede la luce in una edizione a stampa dopo essere stato a lungo dimenticato e che sicuramente porta con sé il peso di un titolo oggi disturbante, rimane però un documento culturale interessante e liquidarlo solo come un romanzo di consumo (quale indubbiamente era) o come veicolo di una cultura incentrata sulla difesa della razza, non gli rende giustizia. Pur rilevando i limiti di un genere che guardava essenzialmente al mercato ed una fruizione finalizzata all'evasione, il romanzo di Mura offre, oltre ad un primo piano di lettura del tutto in linea con l'ideologia della superiorità della razza bianca, degli improvvisi bagliori che illuminano una visione della donna e dei suoi diritti, non così poi rispondenti a quell'ideologia. Ed allora forse dovremmo chiederci se, qualora Mussolini avesse mai letto questo romanzo, a irritare il Duce, oltre all'irricevibile idea di una "mescolanza di razze", pure proposta per quanto priva di lieto fine, non sarebbe stato il rifiuto di una donna che si svincola da un matrimonio soffocante per vivere e allevare un figlio da sola, l'aspetto più eversivo rispetto all'immagine di donna e madre trasmesse dalla propaganda fascista. Questo proietta l'opera oltre i confini del romanzo di consumo e oltre la sua stessa epoca, perché documento di un universo della scrittura femminile che, pur non del tutto affrancata dalla cultura dominante (per esempio dall'idea della superiorità della razza bianca), cominciava a scardinare lo stereotipo femminile, rivendicando la libertà di una donna che sceglie la propria vita, anche a costo di sfidare il mondo con un "amore scandaloso" per poi decidere per se stessa di poterne fare a meno e continuare a camminare da sola. A ciò si aggiunge un ulteriore particolare, non irrilevante: Mura è stata una scrittrice moderna, non solo nel coraggio di sfidare la morale e le convenzioni, ma anche per le sue qualità narrative e la sua prosa fluida e priva degli orpelli sentimentali e retorici del genere rosa.