San Nicola è stato per secoli invocato come protettore speciale degli indifesi e delle persone in pericolo, intercessore infallibile, avvocato dei naviganti e, in una parola, "supersanto" per eccellenza. La sua fama e il suo culto, nati in una regione marittima dell'Asia Minore - la Licia - si sono diffusi così ampiamente da raggiungere i più grandi centri dell'antico mondo mediterraneo, da Gerusalemme a Roma e Costantinopoli, per poi espandersi pressoché ovunque, dalla Russia (dove lo chiamano addirittura "russkij Bog", Dio russo) ai paesi caucasici, dal Levante alla Spagna, dall'Italia meridionale all'Europa del Nord. Il suo successo appare tanto più sorprendente quanto più si considera la scarsità di notizie che riguardano la sua esistenza terrena: come si spiega che la figura tutto sommato oscura di un vescovo vissuto tra III e IV secolo in una città di provincia sia riuscita a imporsi come il più universale fra i santi, tanto da esser venerato o rispettato non solo da ortodossi e cattolici, ma anche, entro certi limiti, dai calvinisti olandesi o da alcune comunità islamiche dell'Impero ottomano? In che modo ha preso forma, agli occhi dei fedeli che si raccoglievano intorno alla sua tomba, la personalità mitica del "grande taumaturgo"?