«I segnali di fumo sono stati un mezzo per comunicare fra comunità lontane, messaggi incomprensibili a chi non aveva il codice necessario per interpretarli, ma visibili anche a grande distanza. Segnali di resistenza che sfuggono al controllo di chi possiede i grandi mezzi di comunicazione, fatti con poco ma che funzionano bene. La metafora è talmente evidente che non serve insistere: una minoranza, che si spera non faccia la fine degli indiani d'America e che comunica con mezzi poveri ma che riesce a spingersi lontano, a coprire grandi distanze. Cosa c'entra l'autore di questo libro con tutti i pensierini espressi fin qui? Basta guardare le pagine che seguono e si capisce che c'entra e molto. Che lanci segnali è innegabile, e sono tutti segnali che guardano a una realtà poco piacevole, privata e pubblica, ma senza imporre noiose lezioncine quanto piuttosto per ridere e far ridere, degli altri e di noi stessi. (...) Giovannozzi non sfugge a una tradizione con cui chiunque voglia fare satira disegnata oggi in Italia deve fare i conti: quella della rivista "Il Male" e in parte di "Frigidaire". Era una satira volgare, partigiana, provocatoria, cafona, irriverente ma soprattutto irritante e divertente. E con Pazienza e Scozzari rasentava la genialità. All'interno di quella tradizione, che per fortuna continua a risorgere, si inserisce questo libro per rileggerla e riportarla in contesti nuovi e che ha come pregio ulteriore quello di attraversare una lingua gergale e dialettale e portarla a insolite spericolatezze linguistiche.»
[Gino Scatasta]
«Sono entusiasta dell'ironia di Emidio, di come usa i disegni per spernacchiare il potente di turno, della sua pulizia, non solo del tratto della matita, ma morale, un ragazzo in possesso di vera arte rivoluzionaria che, anche a costo di sacrifici personali ed esistenziali, continua nella sua civile opera di satira contro una società che vieppiù tende a far prevalere la noia, il buio, sulla vitalità e l'intelligenza.»
[Bruno Brancher]