Nel 1880 Antonio Ranieri pubblica Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi, un piccolo volume che contiene la descrizione degli ultimi anni di vita del poeta di Recanati. Uscito oltre quarant'anni dopo la morte del poeta, il libro suscitò grandi polemiche per le rivelazioni che vi erano contenute e che riguardavano la vita più intima di Leopardi. Leggendolo, si scoprono infatti i gusti e le idiosincrasie del poeta, che trascorse gli ultimi anni della sua esistenza terrena affettuosamente curato dall'amico che, oltre alle medicine, gli procurava "taralli", "granite" e "cartocci di cannellini". In ogni pagina, Ranieri, nel descrivere le ansie e le sofferenze del sodale, non manca di rimarcare il fatto di aver mantenuto il poeta a proprie spese. Circostanza, questa, successivamente confutata anche grazie alla scoperta di alcune cambiali che Leopardi aveva sottoscritto a favore di Ranieri.
Non si comprende dunque bene quale sia stato il vero intento dell'intellettuale napoletano nel dare alle stampe questo libretto, se quello di costruire un "mausoleo" a Leopardi, o meglio quello di costruire un monumento a se stesso, convinto di poter essere ricordato non tanto per i propri meriti letterari e politici, ma solo per una Grande Amicizia.