Federico Rampini ci racconta, in un viaggio attraverso tre continenti e decine di città, quale forma sta per prendere il nostro futuro. Abbiamo di fronte a noi una lenta e inesorabile rivoluzione verde che ci porterà a produrre e a consumare in modo più consapevole; si percepisce nei comportamenti dei governanti e degli elettori il desiderio di un "Neo-socialismo" che spinga gli stati ad assumere iniziative politiche più ponderate e attente alla qualità dei servizi, del welfare e della vita in generale. Insomma, secondo Rampini si va profilando la rivoluzione tranquilla della "Slow Economy": un nuovo modello di sviluppo dove la crescita a ogni costo non sarà più la prima preoccupazione delle nostre società. Un modello di sviluppo in cui, come in una sorta di "Slow food" esteso a ogni aspetto della vita, ritroveremo tutti insieme un nuovo (e antico nello stesso tempo) equilibrio con il nostro ambiente lavorativo, naturale e sociale.
Federico Rampininasce a Genova il 25 marzo del 1956, ma si trasferisce sin da subito con la famiglia a Bruxelles, dove suo padre lavorava per la neonata Comunità europea.
Ha quindi la fortuna di frequentare la scuola europea di Bruxelles-Uccle, ma rientra in Italia nel 1974 per seguire l'Università Bocconi di Milano, dove studia Economia politica per quattro anni, senza conferire il titolo. Decide di trasferirsi all'Università La Sapienza di Roma, dove supera alcuni esami con
Una cosa è certa: di Slow Economy e di come rinascere con saggezza in questo libro, non se ne parla, se non in brevi accenni nell'introduzione e nella conclusione del libro. E' come se i capitoli centrali (quasi tutti) fossero stati affidati a ghost writer poco attenti che sono andati fuori tema in modo imbarazzante. Di tutto si parla, anche se il tema centrale, infarcito di moltissimi aneddoti e storie a volte interessanti, per il puro "gossip" di sapere cosa fa il cinese medio, è esattamente l'opposto: cosa fanno India e Cina per avvicinarsi all'occidente. Se fosse stato un tema a scuola, avrebbe preso due. Sconsigliato a chi vorrebbe parlare di Slow Economy.
Anonimo - 25/08/2010 23:53