Vite parallele, quelle dei due grandi attori Solomon Michoels e Veniamin Zuskin, immerse nella speranza suscitata da un regime che per la prima volta nella storia riconosceva parità di diritti agli ebrei. Lo stato sovietico attribuiva al lavoro culturale e artistico un ruolo fondamentale e gli ebrei progressisti contavano su questo presupposto anche per emanciparsi dal conservatorismo che caratterizzava gran parte della loro tradizione. Per quei giovani, moderni e formati in ambienti fortemente permeati dallo "spirito della musica", l'arte e il teatro si incontravano con le istanze della Rivoluzione d'Ottobre. Purtroppo l'utopia defluì nel giro di pochi anni in una violenta reazione opposta, destinata a seppellire sotto la pesante cappa del realismo socialista il critico, gioioso e trascendente grottesco del teatro yiddish, nonché provocando uno scontro che volse in tragedia e si concluse con la morte, l'esilio e il silenzio di quasi tutti gli interpreti russi della cultura yiddish. I due protagonisti di questo libro avevano scelto il teatro come ricerca della verità e ne subirono le amare conseguenze.